Un caffè con Mari #2

Un caffè con mari by waxmore

Come mai un' antropologa si occupa di moda...oppure una stilista si trasforma in antropologa?

Ho iniziato la mia strada professionale come stilista, costumista e creativa per vari studi di pubblicità. Pensavo non tanto a una sfolgorante carriera quanto a un lavoro che mi permettesse di esprimere creatività e lasciare un seppur piccolo segno del mio passaggio.

Ma fare la stilista era molto diverso da come l'avevo immaginato e disegnare le collezioni era sempre sottostare a dei rigidi paletti che mi venivano dati. Erano gli anni '80 e in Accademia si parlava della "Camera della moda", un'entità quasi mitica collocata in uno spazio non ben identificato (Parigi? Londra? NY?) che ogni 6 mesi dettava le leggi di come vestirsi: vita alta, bassa, lunghezza delle gonne, colori trendy.

Noi giovani stilisti dovevamo seguire queste indicazioni alla lettera e trovare il modo di differenziare il brand per cui lavoravamo dagli altri brand. Era sempre tutto un correre, appena presentata una collezione si pensava già a quella successiva, e la sensazione costante era quella di "bruciare" tutto rapidamente: le idee, le stoffe avanzate, le energie, i vecchi modelli e le creazioni oramai superate dopo appena 6 mesi.

Ma quello che mi mise di più in crisi con il lavoro che facevo era la percezione che la moda indicasse cosa e quando metterselo, senza lasciare spazio alla fantasia di chi creava ma neanche di chi comprava, senza prendere in considerazione le forme e la forma del corpo.  Mmmm non è più di moda.....questo oramai è passato....erano tra le frasi ricorrenti di quegli anni.

Quindi ho iniziato a chiedermi chi era che decideva le tendenze moda, in base a cosa e perché, ma anche perché tutti e soprattutto tutte le seguivano. Non ho fatto scoperte eclatanti ma ho cominciato a studiare il mondo che produceva la Moda, cioè la storia e l'attualità, i movimenti migratori che portavano il fashion in giro per il mondo, l'economia, e insieme a molto altro, la sociologia e l'antropologia.

Per dire in fondo...mi vesto come mi pare!

E il passaggio seguente è stato quello di proporre abiti unici, pieni di colore, comodi e pensati per essere utilizzati.


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