Ho sempre amato le mantelle, anche quando non erano di moda come quest’anno. Le ho utilizzate per avvolgermi e ripararmi dal freddo, come cuscino o coperta durante viaggi, legata allo zaino o chiusa in valigia, per nascondere borsoni capienti, macchine fotografiche e abbigliamento decisamente trasandato, ma anche tubini eleganti giocando con i contrasti e con l’elemento sorpresa.
La storia della mantella attraversa continenti, culture ed epoche storiche: manifestazione simbolica e rappresentativa del potere assoluto, terreno e spirituale, abbigliamento di signori e mercanti, gentiluomini, cavalieri e uomini di chiesa è stato il drappo-coperta dell’antichità, la clamide imperiale romana conosciuta anche come mantello del potere.
Ma sarà Paul Poiret, nel 1905, nel suo atelier di Parigi, durante la guerra russo-giapponese, a creare il mantello-kimono, inserendolo nel nascente mondo della moda e dando l’avvio a una lunga serie di reinterpretazioni di questo particolare indumento che abbraccia l'Africa, l’Oriente e l’Europa, in uno scambio continuo di contaminazioni creative.
Ma il vero fascino della mantella è riportarci all’infanzia, al mondo della fantasia, delle leggende, dove nelle favole il principe azzurro arriva a cavallo di un bianco destriero e con un mantello azzurro, oppure il mantello dell’invisibilità di Potter, o le cappe dei quattro moschettieri, solo per citare alcuni esempi.
Ma anche il vocabolario ermetico dei Tarocchi, che veste molti degli Arcani Maggiori con cappe e mantelli, simbolo della conoscenza e del mistero, come per esempio la Papessa avvolta in un mantello blu apre le porte al sapere e mostra la strada per raggiungere ciò che è celato.