Divise di cuochi e camerieri, andare oltre il bianco e il nero
Nonostante il passare dei secoli, l'abbigliamento professionale dei cuochi, capisala e camerieri obbedisce tutt’oggi a un codice cromatico rigidamente imperniato sul bianco e sul nero e a delle forme che ricordano le divise militari.
La divisa coordinata della brigata e dei camerieri rende professionale lo spazio della cucina e del ristorante e ogni singola parte di ogni capo ha ragioni pratiche e di comodità.
(Pic del film I Camerieri)
Nel campo della ristorazione la figura del cameriere è fondamentale, per questo motivo anche la sua divisa deve sempre essere ineccepibile e impeccabile, rappresenta il “biglietto da visita” del locale.
La divisa ha una funzione estetica e una funzionale/operativa, deve essere pratica e comoda, conservare a lungo la stiratura ed essere fatta con tessuti che non scoloriscono né si restringono. Inoltre la normativa igienica prevede l'obbligo di lavorare con abiti impiegati esclusivamente a tale scopo.
Tra il personale di sala la divisa standard non esiste, ma ci sono delle regole valide per tutti gli ambienti della ristorazione.
Il cameriere deve avere un abbigliamento sempre pulito e ben stirato: pantaloni, camicia, giacca, gilet e cravatta devono essere abbinati ed eleganti senza risultare sgradevoli agli occhi dei clienti. Il bianco e nero sono sempre il giusto mix per esprimere professionalità, rigore e pulizia. Non dimentichiamo le scarpe, classiche e comode devono essere in linea con l'abbigliamento.
Uno sguardo “vintage”, le divise di cuochi e camerieri nel passato
Prima dell’Ottocento, non esisteva un vero e proprio abbigliamento professionale, molte erano le fogge e i colori degli abiti utilizzati a seconda del luogo dove si lavorava. Nelle cucine cuochi e sottocuochi portavano il grembiule bianco, camicie con la maniche rimboccate e berretti di varie fogge. Gli altri lavoranti spesso erano a petto nudo e con il capo scoperto. Quanto più le mansioni di cucina e sala erano direttive, tanto più si adottava uno stile che rimandava alle divise militari.
Dall'Ottocento si introduce una divisa professionale rigida e imposta a tutti: bianco in cucina e bianco-nero in sala, forme e colori che vogliono rafforzare l'aspetto militaresco (organizzazione, disciplina, pulizia) della gestione ristorativa.
Due chef francesi, Marie-Antoine Careme e Auguste Excoffier, hanno voluto dare prestigio alla professione sviluppando la divisa dello chef.
Volevano onorare il lavoro del cuoco ed elevare il suo status ad un’occupazione professionale più prestigiosa e rispettata, incoraggiandoli a studiare e a frequentare scuole ed accademie specializzate: da allora la crescita e le scoperte in ambito culinario non si sono più fermate.
In contrapposizione con la formalità che continua dall'Ottocento, molti sono stati gli esempi di “rottura” e di gioco nell'ambito delle divise professionali per i camerieri, abbigliamento che potremmo definire “vintage”.
(Pic by http://m.dagospia.com/)
Per esempio le conigliette dei ‘Playboy Club’a Chicago negli anni '60. Alla creatività del corsetto che rendeva attraente qualunque corpo, erano abbinati papillon e polsini inamidati e ogni dettaglio doveva risultare perfetto: una impostazione militare che si combinava con la ricercatezza dell'abbigliamento.
Perché il lato “fashion” oggi ricopre un ruolo importante nella ristorazione
Oggi sempre di più cuochi e chef escono dalle cucine e si presentato al pubblico: non solo chiacchiere e saluti con i clienti, ma presentazioni, attività di catering o scuole di cucina e apparizioni in televisione.
Abbiamo anche già parlato dell'argomento "divise da bar fashion" in un altro articolo.
Altri chef o cuochi lavorano dietro ai fornelli con cucine a vista aperte o visibili al centro del locale separate dai clienti da ampie vetrate.
Chef, cuochi e camerieri spesso si alternano per portare i piatti cucinati in sala, per spiegare ingredienti, storia e segreti della specialità che sta per essere degustata.
Come cambiano le modalità di lavoro di chi una volta era nascosto in cucina e di chi serve ai tavoli, stanno cambiando anche le forme di relazionarsi con i clienti e di conseguenza l'abbigliamento da indossare.
Il cliente diventa non solo chi può o meno apprezzare un nuovo piatto, un locale o uno chef, ma chi lo fotograferà per Instagram, chi metterà un recensione su tripadvisor, chi scriverà la sua su Facebook esaltando o distruggendo locale, cuochi, chef e addetti alla sala.
Uno stress moltiplicato! Che implica non solo l'utilizzo di ottimi prodotti e la perfetta riuscita di un piatto, ma l'essere sempre perfetti e impeccabili nella forma e nello stile!
Una volta era sufficiente essere bravi a cucinare, lo chef usciva dalla sua cucina cambiando l'abbottonatura della giacca bianca per coprire eventuali macchie e si presentava al cliente quando veniva chiamato per essere pubblicamente applaudito. Quello che ognuno di noi cercava in un ristorante era semplicemente mangiare bene ed avere un buon servizio.
Grembiuli, gilet, abiti ispirati all'America degli anni '40 e '50 stanno tornando in auge per vestire personale di sala soprattutto femminile. Colori pastello, vita segnata, fiocchi e volants si sostituiscono alla divisa strutturata bianca e nera in locali ed eventi vintage.
Soprattutto per gli uomini, lo stile ispirato al western e country con ampi grembiuli in jeans e/o cuoio e rifiniti con borchie, è a volte una alternativa allo stile classico.
Ricordiamoci però che anche se cambia lo stile e in sala entra la creatività nelle divise, sarà sempre importante non perdere pulizia, rigore e professionalità che devono rispecchiare ogni attività di ristorazione.
Il valore complessivo delle divise per l’immagine di un ristorante: il valore per i clienti e per i dipendenti
In fondo, tutti coloro che lavorano in un locale sono costantemente “in scena” e devono essere in grado di dare la migliore immagine dello spazio che rappresentano, ieri come oggi.
Rigore, professionalità, pulizia ma anche competenza, gentilezza, empatia, velocità e conoscenza della lingue sono fattori sempre più importanti ai quali oggi si affianca la scelta della divisa da indossare.
Una giacca pulita, un grembiule in ordine non sono più sufficienti per distinguersi dai tanti competitors che nascono ogni giorno, i clienti sono sempre più attenti e guardano “al di là del piatto”, osservando e commentando anche l'abbigliamento che deve avere stile e fashion e che spesso mette un locale piuttosto che un altro in cima alle classifiche e può fare la differenza nella scelta di una serata.
Colorate, tinta unita, tradizionali o innovative o particolari non cambia, l'importante è sostenere l'immagine del locale con un abbigliamento appropriato fatto anche di dettagli: i colori che richiamano il nome e il logo, tessuti di ottima qualità, un tocco di eleganza che può essere interpretata in mille modi ma che deve rispecchiare qualità e livello dello spazio.
Per gli stessi chef, cuochi e camerieri è fondamentale sentirsi comodi e a proprio agio durante le lunghe e faticose ore di lavoro. Indossare un capo che piace, comodo e bello che magari si è anche contribuito a scegliere, migliora la qualità del lavoro, crea “gruppo” all'interno di un team che indossa divise che si richiamano l'una all'altra, potenzia la collaborazione e il rapporto con il cliente.
Sentirsi belli, eleganti e con la consapevolezza che il proprietario del locale ha deciso di investire anche sull'abbigliamento, può aumentare il coinvolgimento di essere parte di un progetto comune e spingere a dare il massimo a ogni dipendente, facendo sentire ognuno unico e importante per l'attività che sta svolgendo e sicuramente più ben disposto verso il pubblico.